Con questo articolo vorremmo avviare un percorso che va ad esaminare i GOALS individuati nell’Agenda 2030 dall’Assemblea delle Nazioni Unite in tema di Sostenibilità (ESG).
L’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile è il programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità sottoscritto il 25 settembre 2015 dall’Assemblea generale dell’Onu, ovvero dai governi dei 193 Paesi membri. Il suo cuore pulsante è rappresentato da 17 Obiettivi per lo Sviluppo sostenibile (Sustainable development GOALS, SDGs), inglobati in un grande programma d’azione che individua ben 169 target o traguardi.
Questi obiettivi hanno come fine quello di “Soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere quelli della generazione futura”.
“Sostenibilità” non vuol dire, dunque, solo ambiente ma anche molto altro.
Il termine inglese ESG (Environmental-Social-Governance), affianca, infatti, alle azioni a tutela dell’ambiente anche la dimensione sociale ed economica.
Nel nostro percorso vorremmo quindi andare ad approfondire alcuni temi che riassumono al loro interno tutti i propostiti che i Governi si sono dati con questi obiettivi e che “mirano a realizzare pienamente i diritti umani di tutti e a raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutti”.
In un periodo di oggettiva difficoltà per l’essere umano, inteso come elemento condizionante e condizionato del sistema “Terra”, diversi sono i cambiamenti in atto e quelli attesi.
La pandemia, e i recenti accadimenti in Europa, hanno introdotto nuove matrici di pensiero che hanno fatto cambiare la scala dei valori delle persone. Le domande che ora ci rivolgiamo, guardandoci allo specchio, spesso mettono in discussione quanto finora dato come per “assunto”. È essenziale? Ne vale la pena? Lo voglio ancora fare? Queste ed altre domande mettono in forte discussione le nostre scelte precedenti e spesso ci fanno riflettere sul nostro futuro.
Da qui la cosiddetta YOLO Economy (dallo slang You Only Live Once – Si Vive una Volta Sola), definizione nata in ambiente anglosassone per descrivere la tendenza delle nuove generazioni (ma anche di coloro che oggi stanno vivendo questo momento di difficoltà in maniera più forte) di operare cambiamenti drastici alla propria vita professionale, lasciando il lavoro e cercando soluzioni che danno maggiore flessibilità o soddisfazione. Un desiderio di rischiare per ampliare i propri orizzonti e costruire un futuro migliore alla portata delle proprie necessità.
Dati di ricerca del Politecnico di Milano evidenziano come, in genere, solo il 10% dei lavoratori è soddisfatto della propria occupazione, in Italia il 5% (la metà). In questo contesto il 37% delle persone ha lasciato il proprio lavoro in cerca di un miglior compenso, il 28% lo ha fatto senza un “piano B”.
Questo apre ad una serie di valutazioni in perfetta linea con quanto già anticipato nell’Agenda 2030 dell’ONU.
Ecco allora, tra i goals, il numero 8, quello che prevede un “lavoro dignitoso e crescita economica”.
Ma cosa vuol dire?
Vuol dire: diritto al lavoro e del lavoro, salute, sicurezza sul lavoro, equo compenso, uguali opportunità, welfare, formazione, piani di carriera e molto altro.
Vuol dire porre al centro dell’azienda la persona come soggetto principale della nostra azione.
Molti sono i passaggi da fare e gli strumenti utilizzabili per raggiungere questo scopo “ambizioso”, per fare della sostenibilità una nostra mission.
La sostenibilità è divenuta per tutti noi un dovere, un piacere, una necessità.
Nei prossimi interventi andremo ad analizzare nel profondo i temi accennati, passando dalla “teoria” alla pratica, facendo il primo piccolo passo per dirigerci verso un futuro che sia di tutti noi.
Andrea Meucci